I dont' want to wait (for our lives to be over)
Il millennial è un essere nostalgico convinto di stare meglio quando si stava peggio
In questi giorni queste foto hanno fatto il giro del web, o almeno il giro della mia bolla che per me è un po’ la stessa cosa. Molti non le hanno comprese, non hanno approfondito il contesto, o non interessava neanche farlo, perché è uno dei rari casi in cui la potenza dell’immagine lavora perfettamente da sola.
Katie Holmes e Joshua Jackson di nuovo insieme su un set1 . Nella testa del geriatric millennial questa cosa si traduce immediatamente in Joey Potter e Pacey Witter, il muro, la barca, il true love, in poche parole tutto quello che siamo stati, anzi, tutto quello che saremmo voluti essere.
Invece, purtroppo…
Il pied-à-terre è una newsletter tutta per sé, una piccola abitazione dove non si dimora abitualmente, ma dove tuttavia ci si reca occasionalmente.
Un luogo per chiacchierare del mondo che ci circonda: social trend, online e offline, cultura pop, notizie più o meno bizzarre e lamentele squisitamente millennial.
Con quale frequenza non è dato saperlo, ma se vuoi scoprirlo puoi abbonarti (gratuitamente)
Mentre nei pomeriggi del non luogo che tutti2 all’epoca abitavamo, ossia il palinsesto di Italia Uno, Pacey comprava un muro3 a Joey per dichiararle il suo amore, noi la testa la sbattevamo ripetute volte contro un altro insieme di mattoni - non necessariamente figurato - per il Sarratore di turno.
Avremmo dato qualsiasi cosa per avere un Pacey al posto del cretino insolente4 con cui ci accompagnavamo, qualunque cosa. Anche a costo di spedire nostro padre in galera5.
Indipendentemente dalle nostre disavventure sentimentali di gioventù, che sono normali, nel senso di frequenti, che fanno curriculum, che sono in sintesi, come teorizzato in più occasioni dalla mia intellettuale di riferimento Ester Viola, propedeutiche a scegliere meglio successivamente, c’è un tratto tipico di noi millennial che ultimamente mi lascia sempre più perplessa.
Se dovessi usare una sola parola per definire il millennial sarebbe “nostalgia”.
Intendiamoci, chiunque tende a rivalutare positivamente un determinato periodo, vuoi perché legato a un’età o una congiuntura particolare, e a percepirlo migliore di quanto effettivamente fosse, se non addirittura epico, leggendario.
Io la chiamo “la sindrome di Camelot”6 ed è una tendenza insita nell’essere umano, un tratto comune a ogni generazione. Pensate ai boomer che rimpiangono un’epoca in cui io non avrei voluto nascere per nessun motivo al mondo, salvo per la congiuntura economica di cui hanno beneficiato alla faccia nostra, ma a sentirli parlare questi andavano a scuola a piedi nella neve dove per altro poi prendevano pure le cinghiate. Scusate non fa per me.
Al millennial piace strafare, o così gli hanno sempre detto di fare, e ha portato il concetto di nostalgia all’ennesima potenza. Nelle conversazioni online e in quelle tra amici, nei consumi mediali, negli acquisti, fateci caso: non c’è azione che oggi la mia generazione compia che non comporti - quasi sempre - uno sguardo al passato.
E se questo è in qualche misura comprensibile, considerato che dall’11 settembre in poi abbiamo assistito a una crisi dopo l’altra e insieme ad esse a cambiamenti così epocali, così sistemici, e soprattutto così rapidi da destabilizzare chiunque, dall’altra parte temo che una generazione che guarda solo al passato sia spacciata in partenza.
Se mi seguite da tempo sapete che la lamentela è uno sport completo che pratico con passione, nessuno mi toglierà mai il mio inalienabile diritto alla lamentela, come dimostra un altro mio intellettuale di riferimento Zerocalcare, la lamentela è l’essenza stessa del millennial. Al contempo però ritengo che sia doveroso fare il seguente esercizio. Doloroso mi rendo conto, fastidioso, almeno quanto andare in palestra, e provare a riflettere su cosa sia migliorato negli ultimi decenni7. Perché qualcosa, in questo gran casino che stiamo ahinoi abitando, sarà pur migliorato, no?
La strada è tortuosa, ma ci stiamo evolvendo in tantissimi aspetti e comportamenti sociali. Nel rispetto delle diversità, delle fragilità. Banalmente abbiamo smesso di menare i bambini.
Oggi abbiamo tantissime possibilità di rovinarci la vita, ma anche malattie più curabili e più cultura diffusa su prevenzione e comportamenti salutari.
Conviviamo con una tecnologia ingombrante, che pervade ogni angolo della nostra esistenza, al punto da risultare spesso soffocante, ma che ci consente dei comfort che solo pochi anni prima ci saremmo sognati8.
Tantissime possibilità di consumi accessibili a basso costo, con grandi anzi grandissimi dilemmi etici di cui sono pienamente consapevole, ma che ci permettono di attaccare finalmente gli adesivi in nostro possesso. Perché nel bene e nel male nulla è più raro e irripetibile come prima.
Vi ho convinti? Mi sa di no. Forse vi ho convinti dell’esatto contrario.
Mi toccherà comprarvi un muro.
Comunicazioni di servizio
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Trattasi di una commedia romantica di cui la Holmes è regista, sceneggiatrice e protagonista, in uscita nel 2026.
Quasi tutti. Perché io, facendo le migliori scuole cit., avevo lezione anche di pomeriggio. Lasciamo perdere che è meglio.
Un muro! Mica il cuore gonfiabile di Lupo Alberto. Comprato legalmente poi. Mica il sottopassaggio graffitato autopercependosi bad boy. In ogni caso dove si compra un muro? Oggi lo cercherei su Amazon.
Insolente in quanto mai pienamente consapevole di essere cretino.
Questa reference non devo spiegarla. Se state leggendo fino a qui do per scontato che sappiate di cosa sto parlando, altrimenti avreste già cestinato questa newsletter.
Camelot nel senso di Jackie Kennedy. Potete farvi un piantino direttamente su questo film se non avete ancora dato. Dawson ovviamente sì.
Sì perché non vorrei dirvelo così, c’abbiamo circa quarant’anni. Lo so che fa male.
Però ammetto che senza Google Maps e affini non avremmo mai avuto quel capolavoro di Rotta per casa di Dio. Shalalà.










Però quando le cose erano uniche e irripetibili, ho l’impressione che fossero più autentiche. Boh: forse sono proprio nostalgic millenial fino al midollo.
Geriatric Millennial, esattamente a un mese dai miei 40 : fa male, ma lo accetto 😂