Make Instagram Great Again
E ricordiamoglielo al mondo chi eravamo e che potremmo ritornare
C’era una volta il lifestyle
Ve lo ricorderete forse. Se avete la mia veneranda età lo ricorderete senza dubbio, quel periodo in cui il lifestyle content si aggirava in una bizzarra terra di mezzo tra quello che fu lo stradominio delle riviste cartacee a quello che, ahinoi1, stiamo vivendo oggi: la dittatura dello short form, del video breve.
A quel tempo c’erano i blog. Erano molto interessanti, estremamente curati, in alcuni casi addirittura patinati. Privi di pubblicità, o forse ce l’avevano ma non in maniera particolarmente invasiva? Privi di publiredazionali, ossia di articoli scritti con un pretesto editoriale volto però a far pubblicità a qualcosa, o forse lo facevano, ma erano semplicemente molto bravi a nasconderlo?
Non so. So che avevano tutti una caratteristica ben specifica che si sarebbe rivelata una moneta fondamentale nell’era social che da lì a poco sarebbe cominciata.
Il pied-à-terre è una newsletter tutta per sé, una piccola abitazione dove non si dimora abitualmente, ma dove tuttavia ci si reca occasionalmente.
Un luogo per chiacchierare del mondo che ci circonda: social trend, online e offline, cultura pop, notizie più o meno bizzarre e lamentele squisitamente millennial.
Con quale frequenza non è dato saperlo, ma se vuoi scoprirlo puoi abbonarti (gratuitamente)
I loro autori, per lo più autrici se parliamo di lifestyle, erano paradossalmente autorevoli proprio a causa del loro non esserlo. La faccio semplice: abbiamo costruito un legame di fiducia con dei completi sconosciuti, che in virtù di quello che condividevano con noi non ci sembravano tali, ed è nata così la creator economy.
Perché mi sia presa questa botta di nostalgia è presto detto. E no, non dipende dal fatto che l’algoritmo di Instagram proprio oggi abbia pensato potesse interessarmi come riprodurre un gigantesco centrotavola pieno di limoni, non solo almeno.
Credo sia più colpa di Meghan Markle, oggi Meghan Duchessa di Sussex, o semplicemente come desidera essere chiamata lei Meghan Sussex.
Perché tra il suo nuovissimo account Instagram just Meghan anzi meghan, il suo brand che questa settimana si chiama As Ever, la prossima chissà2, e soprattutto il suo chiacchieratissimo nuovo show su Netflix, improvvisamente mi sembra di essere tornata indietro di almeno un decennio. Ossia all’epoca dello strapotere dei blog, di un utilizzo embrionale di Instagram, gli anni d’oro del grande Pinterest e soprattutto di un certo tipo di lifestyle.

Questo bizzarro fenomeno temporale è motivato dal fatto che Meghan Sussex sta vivendo la sua personalissima esperienza à la Goodbye Lenin. Chiusa la parentesi royal, ha voluto riprendere da dove aveva interrotto, ossia dal suo blog di lifestyle chiamato The Tig3, che pare fosse un successo all’epoca, tra il 2014 e il 2017.
Non so se si trattasse di un successo autopercepito, e così di conseguenza dichiarato, o di un documentabile trionfo. Posto che non eravamo probabilmente noi il target a cui si rivolgeva consigliando i Campari in Piazzetta a Capri4, fatto sta che a mia personalissima esperienza non era minimamente pervenuto.
Certo è che nel frattempo sono passati circa dieci anni ed è cambiato tutto: contenuti, gusti del pubblico, linguaggi, tone of voice… ma questo sembra importarle fino a un certo punto.
Al netto di qualche wanderlustata di troppo (vedi alla voce tè solare5), il nuovo ruolo mediatico di Meghan mi riporta a un’epoca digitale che mi manca terribilmente, quella in cui potevamo vivere attraverso lo schermo la vita perfetta dei nostri sogni, mentre tutto intorno a noi andava a rotoli. Davanti ai nostri occhi scorreva una perfetta bacheca Pinterest e intanto al nostro fianco i calzini asciugavano sul termosifone.
Era il regno dei buoni propositi che non necessitavano di essere attuati.
Salvavamo ricette che non avremmo mai avuto il tempo o la voglia di replicare, ma il solo fatto di averle archiviate non corrispondeva un po’ ad averle cucinate? Oserei dire mangiate, persino digerite. Ho una bacheca incentrata su un viaggio in Canada che non ho mai fatto, ma è un po’ come se ci fossi stata. Centocinquantuno pins sono dedicati a tagli, colori, pieghe che nessun parrucchiere è mai stato in grado di replicare, con mio sommo disappunto.
Ho contribuito anche io, con il mio account instagram, giocando in contrapposizione, a gridare che il re fosse nudo.
Non so però quanto mi piaccia vivere in questo contemporaneo neorealismo tiktokiano fatto di vlog di giornate tipo prive di qualsivoglia per me comprensibile attrattiva. Ho passato del tempo a guardare una - credo - mia coetanea lavorare al PC, pranzare con un’insalata del supermercato, passare la serata davanti alla TV sul divano.
Tanto valeva guardarmi allo specchio.
Quel bordel cette époque
La borsa della resilienza6 della UE tra un attacco di panico e un “Siamo per caso su Scherzi a parte?” è diventata virale. Non ho ancora deciso cosa dovrei mettere nella mia, vorrei solo capire se è arrivato finalmente il momento in cui i miei genitori sono disposti a ritenere legittime le mie lamentele. Temo di no.
Noi, millennial di oggi
Mi sono imbattuta in questa scarpe e ho pensato wow che madeleine proustiana. Riesco a sentire chiaramente la voce di mia madre che si rifiuta di comprarmele.
Bizzarrie digitali
Fai la pasta in bianco più spesso di quanto dovresti, lo so. Ma la fai a regola d’arte?
Varie ed eventuali (come alla riunione di condominio)
Geniale questa campagna di IKEA ispirata alla serie TV “Severance”.
Saggezza POP
Comunicazioni di servizio
Domenica 25 maggio a Milano avremo modo di nuovo di incontrarci dal vivo, sarò sul palco del Gastronomika Festival.
Da inizio marzo è nelle librerie l’edizione economica del mio romanzo “Tutto nella norma” edito da Garzanti.
Ho da poco sistemato la mia vetrina Amazon, è un programma di affiliazione, significa che se acquistate dalla vetrina o dai link affiliati la piattaforma mi riconosce una piccola percentuale sulla transazione. La trovate qua.
Ho dei codici sconto attivi, frutto delle mie partnership su instagram, li riporto qui se sono di vostro interesse o utilità:
NORMALIZENEN per chi volesse passare a NeN
NORMALIZE5 per gli acquisti sul sito de L’Ippocampo
NORMALHOMES sull’e-shop di Pollaz (termina oggi)
NORMALIZE15 su tutte le sedie Varier
Buona settimana
G.
Che ognuno abbia la sua opinione su questo argomento, ci mancherebbe pure. Il trend è parecchio chiaro. La mia è che il mio cervello gradisce rilassarsi con un contenuto video lungo (es. serie o programma TV) oppure con una lettura come questa che avete sottomano. Lo stimolo costante di un video breve dopo l’altro mi succhia le energie in modi che non saprei descrivere.
Si chiamava American Riviera Orchard e sono egoisticamente felice che abbia dovuto cambiargli nome. Principalmente perché non so pronunciare correttamente “orchard”. Credo si pronunci aw·chuhd, ma io lo leggo come una celebre barzelletta di Berlusconi.
Prendeva il nome dal vino Tignanello. Guardatemi a breve lanciare una mia edizione ispirandomi invece al Tavernello.
Voi vi immaginate queste americane a cui parlano di vacanze a Capri e la loro mente non va immediatamente alle vacanze di Fantozzi con la signorina Silvani, ma cosa si perdono dico io.
No, non volete approfondire.
Naming originale, non di mia invenzione